È nota anche con i nomi di becchettamento, Merofagia, ed é una mania di origine nervosa riscontrabile più di fre quente nei soggetti allevati in ricoveri molto angusti che li spinge a beccarsi tra loro rabbiosamente la base delle penne, con preferenza di quelle della regione circumanale, del dorso e del collo, sino a ridursi alle volte in uno stato veramente pietoso: così conciati é facile che soggiaccino a guai ben maggiori.
Il danno che all’allevatore ne deriva é assai notevole anche perché questo pervertimento si propaga, quasi per contagio ed in breve tempo, a tutti i componenti.
Spesso é il gallo che viene preso di mira alla cresta ed inutile risulta il tentativo di proteggerla con tintura di aloe o di assafetida.
Si ritengono circostanze coadiuvanti il pollaio male aerato l’eccesso di caldo o di luminosità la carenza della bevanda e, per talune galline, anche il rilassamento della cloaca.
Più incline al malanno risulterebbero le razze selezionate leggere, rispetto a quelle pesanti od agli ibridi.
Molti interventi sono stati consigliati e di essi se ne indicano i principali:
1) possibilmente lasciare vagare il pollame all’aperto;
2) spargere le granaglie tra la lettiera per obbligare i pennuti a distrarsi nella ricerca; ridurre la dose del mais a beneficio di altri cibi più ricchi di sostanze proteiche (farina di carne o di pesce, o di latte, avanzi di macelleria); aggiungere ai pastoni una piccola quantità icco1a di un amaricaute (assenzio, genziana ecc.); salare la pietanza per alcuni giorni od anche l’acqua da bere (5 g di sale da cucina in un litro d’acqua);
3) mantenere l’ambiente nella semioscurità oppure tingere le vetrate di blu, oppure usare lampade a raggi infrarossi;
4) effettuare il cosiddetto ” debeccaggio ” consistente nella amputazione, con una lametta ben tagliente, di poco meno di mezzo cm della parte superiore del becco (che si rifà entro una ventina di giorni); negli allevamenti industriali si ricorre ad apposite tenagliette o particolari strumenti elettrici che permettono di operare rapidamente e con precisione prima recidendo e poi cauterizzando l’estremità cornea, questo lavoro può attuarsi al tavolo con l’aiuto di una pedaliera. L’intervento può farsi anche sui pulcini quando abbiano compiuti dieci giorni ed indirettamente serve ad evitare lo spreco del mangime fuori della mangiatoia;
5) applicare il metodo americano basato sull’impiego di speciali mascherine che lasciano uscire da una fessura il becco, oppure quello olandese consistente in paraocchi di plastica che, tramite un anello, si fissano con pinze al setto nasale e che limitano il campo visivo soltanto verso il basso in modo da non ostacolare la prensione del cibo ;
Quando la pica si manifesta sui pulcini, specialmente se tenuti nelle batterie, può assumere un tale impressionante
accanimento da condurre ad una vera forma di cannibalismo: incomincia un pulcino a beccarsi l’ano, a causa del prurito provocato da feci raggrumate: alla prima stilla di sangue che compare é assalito da parte degli altri che si avventano con una tale insistenza che alle volte viene forata, ed anche estratta, la cloaca o parte dell’intestino e, cosa curiosa, il malcapitato non si ribella. Dopo di lui, un altro pulcino che subisce la stessa sorte e così via.
Eccessivo affollamento, deficienza di vitamine, di proteina, di sali minerali (di sodio, calcio, magnesio ecc.) concorrono a favorire detta manifestazione: é quindi necessario intervenire a tempo per eliminarla: si consiglia la vitamina C nella dose di 1-2 gocce a testa e per giorno mescolata ai pastoni, oppure l’olio di fegato di merluzzo (un cucchiaio da tè per 15 soggetti).