È detta anche verme rosso, tracheo-bronchite, ed é causata dalla presenza, nelle prime vie respiratorie, di un vermetto nematode, in apparenza forcuto, in realtà costituito dalla unione del maschio con la femmina; é di colore rossastro e somigliante ad una minuscola sanguisuga, il maschio é lungo 3-4 mm e la femmina 1-2 cm. Osservando attentamente la gola dei pazienti, contro una forte luce, é possibile scorgerlo: pure agevole la diagnosi esaminando al microscopio le feci, o la bava che cola dal becco e che di solito contengono le uova del parassita. Sono colpiti tutti i gallinacei, tacchini e fagiani specialmente, nonché i palmipedi in caso di coabitazione.
La malattia é nota da oltre sei secoli ma soltanto in questi ultimi anni venne presa in seria considerazione: è pressoché sconosciuta nelle zone di alta montagna od in quelle litoranee marine, mentre é frequente in quelle di piano o collinose umide.
Alle volte i due vermetti possono scendere ed allogarsi nei bronchi e polmoni rendendo molto più difficile l’azione curativa. Avvenuto l’accoppiamento e la fecondazione, dopo pochi giorni sono emesse le uova che, se non rigettate dalla bocca, vengono deglutite ed espulse poi con le deiezioni; giunte nel terreno vi subiscono per una, due settimane la incubazione al termine della quale si liberano delle larvettine che, per essere capaci di vivere liberamente nel terreno, costituiscono il mezzo più facile di infestione per altri pennuti; questi, beccando semi, erbe od altro, finiscono con l’ingerire anche dette larve; altre volte il contagio avviene per aver inghiottito lombrichi, lumachelle ed insetti nel cui corpo possono albergarle per lungo tempo.
La sintomatologia é assai appariscente: i soggetti colpiti sono frequentemente scossi da starnuti, tosse secca, allungamento del collo e scuotimento della testa come se trovassero difficoltà di respirare e deglutire, continui sono gli sbadigli di guisa che il becco rimane quasi sempre aperto all’inizio però il pennuto mangia regolarmente ma a poco a poco i fatti suddetti si accentuano così che finisce per morire asfittico. Nei pulcini bastano 3-4 di questi vermi perché l’esito sia letale; negli individui adulti se ne sono contati anche più di 30.
La guarigione spontanea é pressochè impossibile. Alla autopsia si riscontrano, oltre ai parassiti in numero vario, anche le mucose della gola dei bronchi e polmoni, molto infiammate.
Le necessarie misure preventive sono: l’isolamento dei primi colpiti, la disinfestione del pollaio, delle mangiatoie ed abbeveratoi, nonché l’allontanamento ed abbruciamento della lettiera, ed infine lo spargimento di calce viva o di solfato di ferro sul terreno circostante al ricovero, arandolo
poi in modo da interrare le eventuali larve, uova o vermi; tanto meglio se si potrà cambiare il posto del pollaio. Per precauzione il suddetto trattamento con la impolverizzazione verrà ripetuto a tutti i soggetti in primavera od in autunno.
La terapia consiste in somministrazioni per via orale di tetramisole.