È anche detta elmintiasi ed é tipica degli allevamenti rurali o di quelli industriali col sistema ” a terra ” in quanto l’infezione si verifica in conseguenza della abitudine di spargere le granaglie sul terreno o di lasciare razzolare i polli nei campi ed orti; infatti la malattia é pressoché ignota negli allevamenti in batteria : l’esito é più o meno favorevole a seconda del numero dei parassiti ospiti del pennuto e quasi sempre delle vie digerenti. Si dà il caso che allevamenti situati in ambienti umidi presentino delle infestioni veramente impressionanti, tanto che alla autopsia é dato scorgere il lume intestinale ostruito da fitti grovigli di vermi, tali da cagionare enteriti e coliche mortali.
Solitamente però la sintomatologia passa quasi inosservata così che il pollicoltore non si preoccupa gran che mentre purtroppo viene gradatamente rallentato lo sviluppo e la deposizione.
A seconda della specie di vermi le elmintiasi vengono denominate ascaridiosi, capillariosi, teniasi ecc.
Gli ascaridi sono di gran lunga i più comuni: hanno corpo bianco-rossastro, di varia lunghezza (circa 10 cm), cilindrico ed, a differenza di quanto si dirà per i vermi piatti, il loro ciclo evolutivo si compie senza ospiti intermedi; presentano sessi separati ed emettono continuamente delle uova che, per essere rivestite da una membranella resistente, possono mantenersi attive, nel terreno, per più mesi pervenutevi con gli escrementi sino a che, in determinate condizioni di temperatura ed umidità, schiudono e si trasformano, dopo 2-3 settimane, in larve: questi ingeriti dai pennuti divengono adulti nelle loro vie digerenti; se i parassiti sono in numero limitato i danni sono lievi, diversamente si osserva nei soggetti svogliatezza, inappetenza, cresta floscia, ano infiammato, dimagramento, anemia, cessazione di deposizione, vertigini, sussulti epilettiformi, paralisi, feci diarroiche ed emorragiche e sempre disseminate di uova o di vermi adulti.
Le tenie sono esili come nastri, lunghe da mezzo a 29 cm e formate dalla testa, detta scolice, tutt’attorno armata da uncini atti a fissarla stabilmente alla mucosa intestinale, e seguita da una colonna di anelli, o proglottidi, ciascuno dei quali é un individuo completo in quanto fornito di entrambi i sessi; le loro dimensioni vanno regolarmente aumentando verso la fine e gli ultimi anelli sono quelli più maturi atti ad emettere uova e via via staccarsi ed uscire all’esterno con queste, mescolati alle feci.
Le tenie presentano metamorfosi e dalle uova nascono delle larve il cui sviluppo si effettua sempre nel corpo di un ospite diverso (insetto, lombrico, lumachella) che venendo ingerito dal pollo, nel suo intestino finirà con l’evolversi, dopo circa 8-10 giorni, nello stadio di verme adulto: la infestione si riscontra di preferenza nelle galline razzolanti in località prossime ad acque stagnanti o correnti. Le capillarie, anch’esse assai temibili assomigliano a filamenti di 2-3 cm. sono meno facili a combattersi però, per fortuna assai meno frequenti.
L’intervento curativo é relativamente facile nei soggetti allevati in batteria od in pollai isolati mentre risulta evidentemente assai problematico per quelli viventi in piena libertà nelle campagne in considerazione del fatto che, se anche curati e guariti, saranno sempre in condizione di reinfestarsi: inutile poi aggiungere che se per gli adulti interviene di solito la ” resistenza dell’età ” ben diversa é la situazione per i giovani.
Nel passato venivano consigliati parecchi preparati, anche diversi a seconda della specie di vermi: ma da vari anni sono stati tutti sostituiti dall’adipato di iperazina assai
più efficace, più rapido, innocuo e non richiedente preventivo digiuno : la dose é di 100-120 g (per ogni kg di peso del pollo) oppure 3 g per ogni kg di mangime sotto forma di pastone al quale il medicamento sarà mescolato: detta polvere può anche versarsi nella bevanda (2 g per ogni litro), ma, come già si é detto in altre circostanze, se la cosa si presenta più spiccia é però meno sicura in quanto non si può avere mai la certezza che i polli consumino gran parte del cibo o della bevanda. I vermi vengono espulsi, semiparalizzati, dopo circa 6 ore dalla ingestione del medicinale.
L’intervento successivo consiste nella consueta accurata disinfezione del pollaio, delle suppellettili e del terreno annesso: la lettiera verrà spesso sostituita con altra asciutta mentre la preesistente verrà interrata assieme a calce viva: il luogo prescelto dai polli per la siesta sarà irrorato con una soluzione di creolina in modo da impedire lo sviluppo delle uova o delle larve dei parassiti. Un’altra avvertenza é quella di scegliere, per l’ubicazione del pollaio, un luogo asciutto e di evitare sempre ogni ristagno d’acqua: usare abbeveratoi a sifone, meno facili all’inquinamento e rovesciamento, lottare contro le mosche e gli insetti in genere munendo le finestre di telai retinati. Il pavimento, e particolarmente quello dei capannoni industriali, dovrebbe essere in gettata di cemento per agevolarne la pulizia. Il suddetto adipato, che tra l’altro non ostacola affatto la deposizione, sarebbe bene usarlo ogni mese, specialmente per gli allevamenti all’aperto e con l’avvicinarsi dei calori estivi. Pure raccomandabili sono i periodici esami delle feci per accertarsi della eventuale presenza dei sgraditi ospiti e poter così intervenire subito.
Per la terapia della capillariosi é necessario ricorrere al tetramisole, mentre per la tenìasi a potenti tenifughi.