È una affezione delle vie respiratorie e di essa si distinguono due forme, una più lieve detta semplice e l’altra più grave detta infettiva cagionata da batteri; sono entrambe favorite dai bruschi abbassamenti di temperatura, da riscontri d’aria e da ristagno di umidità: pur comparendo
più di frequente nella stagione autunno-invernale non è da escludersi anche nell’estate, però in questo caso la guarigione è più sollecita.
L’andamento della prima forma è sempre benigno purché non si trascurino le consuete norme igieniche per non incorrere nel pericolo che si trasformi in quella infettiva: essendo tutte e due contagiose si provvederà alla disinfezione del ricovero e suppellettili.
La semplice viene considerata come un forte raffreddore accompagnato da generale prostrazione, tosse, sternuti ed abbondante scolo oculo-nasale bianco sporco che ostacola la respirazione e che costituisce il maggiore veicolo di contagio per gli altri pennuti, cibo, bevanda e lettiera comprese. Le galline riducono o cessano la deposizione delle uova.
Il primo intervento è quello di cercare di eliminare i suddetti mezzi coadiuvanti favorendo la aerazione e, se possibile, il soleggiamento.
Nella forma infettiva tutte le suddette manifestazioni si accentuano in modo tale da potersi confondere a tutta prima col diftero-vaiolo : la secrezione catarrosa diviene purulenta, la respirazione sempre più difficile, il becco resta quasi sempre aperto e gli occhi semichiusi.
Occorre praticare delle iniezioni intramuscolari di 2 cc di terramicina o streptomicina. Si laveranno gli occhi con una soluzione di acido borico al 3 % e si ungeranno le narici con pomata alla penicillina.