Le prime possono essere dovute a beccate, a chiodi, pezzetti appuntiti di legno, a cocci di vetro ecc. Si lavino con alcole o con una soluzione di creolina, o di acqua ossigenata o di lisoformio, o si pennellino con tintura di iodio; qualora apparisse del pus si usi l’olio fenicato. Se la ferita fosse di una certa ampiezza, dopo di averla disinfettata se ne riuniscano i lembi con alcuni punti e si cosparga poi di polvere cicatrizzante (in mancanza di ” streptosil ” od altra può servire la cenere di legna stacciata e pulita).
Le fratture delle zampe e delle ali sono piuttosto rare e conseguenza di cadute, di zuffe o di sassate da parte della ragazzaglia.
Trattandosi di un animale comune conviene sacrificarlo perché non sarebbe economico perdere dietro ad esso troppo tempo, mentre se di valore si può tentare un intervento chirurgico.
Se la rottura riguarda un tarso si cerca, tirandola un po’, di rimettere a posto la parte, indi si fa una lieve fasciatura coprendola con cotone e tre stecche di legno sottile, ma non pieghevole, lunghe poco più della zampa, che si tengono a posto con una benda intrisa di gesso e bagnata all’istante. Si colloca l’animale in un cesto basso ed in luogo appartato e tranquillo.
Se invece si tratta di un’ala rotta, dopo di averne bene avvicinate le parti lese la si fa aderire al corpo, passandovi sopra una larga benda, alquanto tirata ma che lasci libera l’ala sana.
In entrambi i casi non si deve rimuovere la fasciatura prima di 30-40 giorni.